quelli che manca
Gli abbracci. Di un amico, e non solo.
Camminare, fermarsi davanti un negozio, entrare e non comprare niente.
Perdersi in libreria, entrando per non comprare niente, per poi tornare a casa con la borsa piena.
Il rumore dei bambini, a scuola, più forte dell'urgenza dell'essere adulti.
Mi manca pure il turno di sorveglianza in cortile, quando gli ex studenti del liceo vengono a farti compagnia per parlarti dei loro primi amori.
Svegliarsi nello stesso letto. Le gambe intrecciate, le lenzuola che scivolano via e le mani che si cercano, bisticciando col sonno residuo.
La birra all'inizio del week end.
Le confidenze di mamma, in cucina.
E la solitudine di tuo padre, mentre legge il giornale in un angolo della veranda, al finir della sera.
Il tramonto oltre i monti Iblei, dal porto grande di Ortigia.
La scalinata Alessi. Le sigarette su un terrazzino.
Mi mancano i gatti e la loro buffa nobiltà.
Le passeggiate in certi giorni arrabbiati, perdendosi tra i viali di un parco di metà maggio.
Mi manca l'idea che la vita possa anche essere noiosa. Per poi esser contraddetto dal solito guizzo dell'anima. Quando decidi di essere più forte del destino, in questa ricerca di felicità.
Viaggiare e ordinare in un bar del luogo il dolce della giornata.
Rimanere sorpresi dalla bontà degli sconosciuti.
Le stelle che gioiscono in coro, senza nemmeno aspettare il cospetto dell'alba.
Fare l'alba con qualcuno conosciuto poco prima, perché è l'unica cosa che resta da fare.
Il mercato rionale del Pigneto, ad una certa ora del mattino.
Il vento che sfiora l'arcobaleno.
La salsedine di fine luglio e la carezza dei tigli, quando l'aria è viola.
La sabbia che è sempre una promessa di mare.
Tutto questo e molto altro.
Mi manca.
In questo residuo di primavera dal respiro affannato.
(Dario Accolla)